venerdì 11 settembre 2015

Una puntata all'Expo 2015

Expo non è una fiera e nemmeno una mostra. Potrebbe assomigliare a un festival, ma probabilmente finirete per raccontarla come una vacanza.  Purtroppo in una sola giornata non si potranno apprezzare i numerosi padiglioni delle moltissime Nazioni partecioanti. Attese snervanti di alcune ore per i padiglioni più gettonati come quello del Giappone o quello della nostra cara Italia. Ma bastano pochi minuti per apprezzare la stupenda architettura dell'insieme e di molti padiglioni.

A entusiasmarsi subito sono stati i bambini: con i loro “che bello!  Per gli adulti, è stata una questione graduale, legata anche al fatto che non tutti gli allestimenti potessero essere raggiunti tra la marea di gente.
Per quanto sia stata presentata all'inizio come un’esposizione piccola, quantomeno rispetto a Shanghai 2010, nell’Expo di Milano ci sono molte più cose di quante se ne possano vedere in un giorno. Il singolo padiglione mette in scala tre elementi: lo stand da fiera dell’artigianato, la sala tecnologica da museo della scienza e la giostra da parco dei divertimenti. Chi aveva meno soldi da investire – per esempio i partecipanti ai cluster – si è fermato sul primo gradino, portando foto e oggetti. Chi ha potuto spendere, ci ha aggiunto touch screen, videoproiezioni e percorsi interattivi. Chi ha potuto strafare, ha inserito anche l’attrazione: è il caso degli ologrammi danzanti del China Corporate United Pavilion, dello show nel Padiglione Israele o dell’installazione luminosa del Qatar.

 Apprezzatissima anche la trovata del Brasile di far entrare i visitatori nel padiglione camminando su un percorso fatto di reti; un approccio giocoso che ha fatto proprio anche l’Estonia, con altalene e cyclette.
L’Azerbaigian si è fatto valere con un uso della tecnologia più coinvolgente che appariscente. Risultato: padiglione pieno e gente impegnata tutto il giorno. Mentre Iran e Regno Unito sono usciti alla distanza, grazie a effetti di luce che hanno dato il meglio nella fase di Expo by Night, dalle 19 alle 23. Se l’è cavata degnamente anche il Padiglione Italia, forte soprattutto dei suoi giochi di specchi con effetto panoramico.

La domanda più posta: a Expo si mangia? Sì, ma non aspettatevi un’esperienza in stile pranzo di nozze. Qui il paragone più calzante è proprio quello con i grandi festival. In generale, nei padiglioni non c’è grande offerta di cibo da assaggio. Magari un caffè o un cioccolatino, non di più.
I piatti si pagano: stimerei tra i 5 e gli 8 euro l’uno, con punte a cena di 20 euro. La scelta è ampia – si va dal trancio pizza alle creazioni degli chef internazionali – e la qualità è alta. Le modalità, però, restano quelle di un posto dove transitano centinaia di migliaia di persone al giorno. Se volete mangiare seduti a un tavolo, il consiglio è di programmarsi anche la serata in Expo. Non che di giorno non lo si possa fare, ma le dinamiche della visita non invogliano a stare fermi a lungo quando i padiglioni sono ancora aperti, cioè fino alle 21.









Detto questo, resta solo il tempo di un saluto. L’Albero della Vita si spegne, i viali si svuotano e gli ultimi visitatori varcano i tornelli in direzione del treno e della metropolitana. Sul sito rimangono gli addetti alle pulizie, con otto ore a disposizione per rimettere tutto in ordine prima che la giostra si riaccenda.

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